E’ la cultura plurisecolare e multietnica di una terra di montagna e di confine, espressione di civiltà montanare che hanno creato successivi strati nel tessuto sociale e linguistico pragelatese ricamando un radicato orgoglio di appartenenza anche nelle cittadinanze adottive e arricchendo queste valli di un bagaglio culturale estremamente variegato.
Parte delle antiche tradizioni, dei preziosi costumi locali e dei tipici ambienti di montagna sono custoditi e presentati con dovizia di particolari nel Museo del Costume e delle Tradizioni delle Genti Alpine, ospitato in una antica abitazione completamente ristrutturata nella borgata Rivets.
Accanto, il laboratorio di uno dei rarissimi artigiani liutai del territorio che ancora costruisce e suona la ghironda, antico strumento musicale che risale al Medioevo.
Pragelato vanta 40 quadranti solari antichi e moderni, chiamati "meridiane" e dislocati in tutte le sue frazioni. I più antichi orologi solari risalgono alla fine del Seicento e fra di essi rivestono particolare importanza quelli firmati da Giovanni Zarbula, un pittore girovago che nel secolo scorso percorse la Val Chisone lasciando memoria materiale della sua arte sulle facciate di numerose costruzioni.
L’esperienza storica e comunitaria degli Escartons è narrata dal materiale didattico interattivo e dalle testimonianze raccolte nella Casa degli Escartons a Rivets.
Una panoramica del patrimonio naturalistico offerto dal Parco Val Troncea è invece realizzata all’interno del Museo del Parco, dove sono stati ricostruiti i principali ambienti della Val Troncea, dalle pareti rocciose alle sorgenti calcarizzanti, con la loro fauna e flora tipiche. Si tratta di un museo naturalistico, attento anche alla presenza dell’uomo in Val Troncea (affascinante la storia delle miniere del Beth), a cavallo di secoli ricchi di vicende umane e di trasformazioni dell’ambiente naturale.
Espressione di questa ricca cultura e custode delle tradizioni locali, la Fondazione Culturale G. Guiot Bourg opera dal 1977 con lo scopo di sviluppare la cultura locale, raccogliere il materiale storico e stimolare la crescita socio-culturale dei pragelatesi.
Per saperne di più, clicca su ognuna delle voci sottostanti:
Il Comune con delibera del Consiglio Comunale, in data 15 gennaio 1977 sotto la guida lungimirante dell'allora Sindaco Rag Alex Berton, istituisce la Biblioteca Comunale presso i locali del Centro Anziani.
Il 14 aprile 1982 il nuovo Consiglio Comunale costituisce la "Fondazione Guiot Bourg" con finalità socio culturali e viene attribuita alla Biblioteca l'intitolazione “Giuseppe Guiot Bourg”. Con il sindaco Ing. Gabriele Bermond viene nominato il prof. Maggiorino Passet Presidente della fondazione. Nel 1983 la Biblioteca viene trasferita presso i locali del palazzo delle scuole.
Sabato 21 marzo 2009 il Sindaco Valter Marin ha inaugurato la nuova sede della Biblioteca presso il Centro Polivalente Comunale, in fazione Rivèts.
Dal 21 luglio 2016 , la biblioteca si è trasferita in Via San Giovanni c/o la sede del Museo del Costume e delle Genti Alpine , sempre in frazione Rivets.
La Biblioteca accoglie circa settemila volumi suddivisi in libri di narrativa per adulti e bambini, libri di storia e tradizioni della Val Chisone e Valli limitrofe, enciclopedie e dizionari in cui primeggia una nuova sezione dedicata alla storia degli sports, e uno spazio dedicato ai bambini della scuola dell'infanzia con migliaia di libri e pubblicazioni specifiche.
Via Albergian 29 Fr. Rivets - Pragelato
tel. +39 0122 78800
email: biblioteca.guiotbourg@gmail.com
Nel 2009 alcuni abitanti di Pragelato hanno pensato che fosse giunto il momento di raccogliere tutte le parole e il sapere tradizionale locale. Ha avuto quindi inizio la formazione di un gruppo di lavoro che da allora ha cominciato a riunirsi mensilmente per affrontare tutti gli ambiti della vita umana chiacchierando nella lingua locale (patois) e contestualmente registrando tutto quanto viene detto. Ad oggi il gruppo del Dizionario è appoggiato dal Comune di Pragelato, dalla Valaddo, dalla Comunità Montana, dalla Regione Piemonte e lavora all’interno della Fondazione Guiot Bourg. La parte scientifica è curata da un Comitato Scientifico composto da Monica Berton (Presidente), Consuelo Ferrier (Vice Presidente), Renzo Guiot (Segretario), Claudio Bermond (professore associato presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Finanziarie dell’Università degli Studi di Torino, Monica Cini (Tecnico presso l’Università di Torino), Tullio Telmon (Docente di Dialettologia italiana presso l’Università di Torino). Del gruppo vero e proprio fanno parte, oltre ai “tecnici” che si occupano della trasposizione in grafia e della trascrizione fonetica, i nostri esperti in lingua: Giovanni Bourcet, Rita Bourcet, Mirella Blanc, Emilia Frezet, Fernanda Bermond, Bruno Guiot Chiquet, Ugo Blanc, Lucia Griot, Anna Passet Gros, Gianni Bertin, Riccardo Balcet, Italo Pastre, Silvio Folegatti ( † 2011), Lucia Marcellin, Eleonora Bermond, Daniela Bortolas. Tutto il sapere verrà raccolto in un data base (in via di realizzazione tramite lo Sportello informatico delle lingue minoritarie) che darà origine da un lato ad un dizionario e dall’altra ad un cd interattivo contenente anche foto, audio, video e racconti raccolti dalla viva voce dei parlanti e che permetterà anche la fruizione da parte di esperti linguisti e appassionati tramite appositi strumenti di ricerca.
Scopo della Fondazione è lo sviluppo della cultura locale, la raccolta di materiale storico e la promozione socio-culturale dei pragelatesi.
E’ compito della Fondazione la gestione del “Museo del Costume e delle Tradizioni delle genti alpine”, del “Centro Documentazione sulle Meridiane” e del “Centro Polivalente Comunale” di Rivets dove risiede la Biblioteca Comunale che rappresenta ormai da anni un punto di riferimento culturale per gli studenti e per chiunque ami la buona lettura.
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Tel. / Fax 0122 78800
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Tesi di Laurea MATTHEW NOFFKE: "Nouveaux catholiques.
Premessa
Negli anni '70 si diffonde un nuovo interesse per la ricerca storica del nostro passato. Nascono pubblicazioni di manoscritti, testi e documenti sulla nostra storia antica.
Un aspetto importante viene dedicato alle vicende religiose che hanno segnato la vita dei nostri antenati. Leggere e studiare la storia ci porta anche ad immedesimarci nella vita quotidiana di quel triste periodo con i suoi risvolti più pratici e concreti, nei viottoli delle Borgate dove magari un vicino, un parente, un amico aveva deciso di aderire e professare una fede religiosa diversa dalla mia.
Cronaca
Il Sindaco Alex Berton, insieme ad altri già appassionati cultori della propria terra, ebbe l'intuizione di proporre un gemellaggio fra il Comune di Pragelato e quelli di allora Wembach-Hahn e Rohrbach.
Un gemellaggio “speciale”, “particolare” non solo dettato da legittimi aspetti di sviluppo e prospettive culturalì (e magari anche economiche) ma perchè quei territori oggetto di “gemellaggio” - 300 anni prima – erano diventati il luogo, lo spazio di vita e di libertà di molti Pragelatesi costretti ad abbandonare la propria terra nativa per rifugiarsi in zone più sicure pur di non abiurare al proprio credo religioso.
Anelito solenne e degno di essere celebrato coscienti che solo la Storia può restituire dignità alle sincere aspettative dell'animo umano.
Credo sia questo il concetto, l'idea portante e fondamentale che ha permesso di concretizzare un “gemellaggio” vissuto con entusiasmo, concretezza e reciproco rispetto di entrambe le comunità.
Cenni storici
La revoca dell'Editto di Nantes (18/10/1685) toglie alle nostre popolazioni – in maggioranza “riformati “ la libertà di culto concessa da Enrico IV nel 1598 con conseguente demolizione di templi, lotte fratricide e spopolamento dei paesi. Si calcola in circa duemila il numero degli emigrati (1686 – 1687). Dopo un viaggio faticoso attraverso la Savoia e i cantoni svizzeri, circa una cinquantina di famiglie pragelatesi (250 persone) accompagnate dal pastore Moutoux di Traverses raggiungono Rohrbach, Wembach e Hahn in Germania. Ottengono ospitalità dal “signore” del luogo che mette a disposizione vaste distese di terra.
Pian piano la lingua francese o provenzale di cui i nostri antenati erano portatori viene sostituita da quella tedesca ma ancora si conservano tipiche espressioni delle origini.
Pragelato, sabato 1° giugno 1974
(E’ anche il giorno dell'inaugurazione del nuovo acquedotto per Pragelato che nasce dalla Val Troncea)
Alle ore 9 raduno al ponte “daz itrèi” (a monte della borgata di Pattemouche, imbocco della Val Troncea), 1500 – 2000 persone provenienti non solo da Pragelato ma da molti Comuni limitrofi
circa 90 gli amici tedeschi tutti ospitati in case private (i Bermond dai Bermond, i Jayme dai Jayme, i Lantelme dai Lantelme ecc..) Strette di mano silenziose, sguardi e sorrisi sinceri sopperiscono ad ogni difficoltà di linguaggio.
Con il rintocco della campana della Chiesa di Laval inizia una festosa scampagnata verso “ 'l baracòt 'd la poumpë” (luogo antistante la Borgata LAVAL)
Spettacolo suggestivo, sgargianti i costumi pragelatesi portati da decine e decine di donne con a fianco, mano nella mano, i costumi delle donne tedesche di professione protestante.
Sono presenti molte autorità di tutti i Comuni limitrofi, quelle provinciali e in primo luogo, il Sindaco di Pragelato con tutti i membri del Consiglio Comunale.
I Comuni gemellati di Wembach-Hahn e Rohrbach – che rappresentavano i discendenti delle famiglie pragelatesi che lasciarono la loro terra nel 1698 capeggiati dal Pastore Giacomo Moutoux di Traverses - erano rappresentati dai loro sindaci e dai Pastori di entrambe le comunità.
Il corteo prosegue per la Chiesa di Laval dove ha luogo una funzione religiosa ecumenica presieduta dal Vescovo di Pinerolo Mons. Massimo Giustetti che sintetizza con parole sentite lo spirito ecumenico dell'iniziativa.
Remigio Bermond, noto cultore del patois pragelatese, legge una poesia di sua composizione che sintetizzo nei passi salienti:
...
oggi i fratelli hanno ritrovato i loro fratelli, Wembach e Pragelato si sono riuniti
...
i pronipoti dei vecchi di un giorno lontano hanno baciato la terra di Pragelato
...
hanno baciato la terra che un lontano giorno i loro avi hanno dovuto abbandonare a causa della follia degli uomini hanno oltrepassato i valloni con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore
ritrovando la pace in terra di Germania
...
laggiù hanno ritrovato un'altra casa,
...
hanno potuto mantenere intatta la loro fede conservando nel cuore la piccola patria
Pragelato, domenica 2 giugno 1974
Piazza del Municipio – Convocazione del Consiglio Comunale con la partecipazione dei Sindaci e Consiglieri dei comuni gemellati.
Il Sindaco Alex Berton esprime la sentita commozione al pensiero che l'iniziativa ha consentito di incontrare e riunire i discendenti di tanti pragelatesi da molto tempo lontani dalla propria comunità.
Dal discorso del Borgomastro di Wembach-Hann (la sig.ra Barbara Jayme traduce in lingua tedesca):
...
Un grande giorno... dopo 275 anni siamo tornati in questo luogo per unirci alla gente erede delle nostre stesse origini
...
abbiamo ricevuto ospitalità in questo paese, è nata un'amicizia, abbiamo conosciuto la terra dei nostri padri
...
la pergamena che firmeremo è un atto che conferma un legame che c’è sempre stato anche se mai firmato
...
questa pergamena rimarrà un pezzo di carta se non saremo noi ad animarla
Dal discorso del Sindaco di Pragelato Alex Berton
... qui con noi non ci sono tutti gli eredi dei pragelatesi emigrati, altri gruppi si sono diretti in Olanda e in Prussia
... altri “pragelatesi” non sono con noi oggi a provare la gioia della riconciliazione. Facciamo affidamento alla vostra organizzazione e collaborazione per poterli rintracciare. E' in questo ricordo che possono cessare tutti i discorsi; domani nella tranquillità delle nostre case avremo la possibilità di ripensare a queste giornate piene di ricordi e intimi sentimenti
Le manifestazioni poi proseguono nelle giornate successive anche in Germania dove si legge:
“la commozione è grande....tutte le strade dei Comuni gemellati sono imbandierate.....le case....i giardini.... ogni angolo del paese”
Qualche cosa di straordinario si è verificato nella storia di quegli abitanti emigrati pragelatesi e rimarrà nel futuro.
Conclusioni
Da questo breve accenno e sommario resoconto delle manifestazioni per il gemellaggio emerge l'obiettivo di allora: amicizia e riconciliazione fra due popoli purtroppo divisi dall'intolleranza, dal non rispetto per chi la pensa diversamente da me, per chi professa una fede diversa dalla mia pur nel contesto di situazioni sociali ed economiche totalmente diverse dall'attuale.
Ma attuale è ancora l'emergere, in varie zone del mondo e in altre non troppo lontane da noi, di nuovi integralismi, di nuove contrapposizioni, di nuove intolleranze.
Il messaggio che possiamo ricavare dalle celebrazioni del gemellaggio di 36 anni fa era attuale allora, lo è oggi e lo sarà ancora di più in futuro anche per la comunità di Pragelato.
E' l'eredità portante su cui dobbiamo costruire nuove proposte di collaborazione per le nuove generazioni
(Dal testo di Renzo Guiot)
La cucina tradizionale pragelatese è lo specchio della vita e dell’economia popolare. In essa, infatti, troviamo il frutto del lavoro dei campi e dell’allevamento che costituivano gli unici mezzi di sussistenza in un’ epoca in cui il denaro non aveva né il corso né l’importanza che hanno al giorno d’oggi.
Non stupisce quindi la ricchezza delle ricette a base di patate e delle verdure di stagione e nemmeno la presenza prevalente della carne di maiale, l’unica fonte di proteine oltre all’immancabile latte e formaggio prodotti in casa.
La povertà della tavola ha fatto sì che la fantasia componesse gli ingredienti in tante varianti, fatto evidente nei piatti a base di patate, si pensi a lâ glôra, lâ calhetta, lou pilô, o a quelli composti con pane raffermo (ancora glôra , calhetta e pilô di pane).
A voi il coraggio di sperimentare gusti antichi ma sempre presenti sulle tavole della popolazione locale.
La tourtë ‘d carótta roùia (torta salata di barbabietola).
Con la pasta del pane tirare due fogli sottili e adagiare tra i due il ripieno, quindi fare aderire i bordi (si può usare la rotella dentata) e bucherellare la parte superiore con una forchetta. Cuocere in forno caldo (170-200°C a seconda del forno) per 30 minuti circa.
Con 1 Kg di pasta del pane potete ricavare circa 6 torte.
Ingredienti per il ripieno (2 torte):
½ verza
3 carote
4 barbabietole
3 patate
1 cipolla grossa (o due porri)
4 fette di pancetta tagliata spessa
sale e pepe
olio e burro.
Lavare, pelare se necessario e bollire verza, carote, patate e barbabietole, quindi scolarle e tagliarle fini. A parte preparare il soffritto con la cipolla e la pancetta tagliata a pezzettini, l’olio e un po’ di burro. Amalgamare il tutto, unendo sale e pepe, quindi farcire la torta e cuocere .
Glårë ‘d trufa (sformato di patate).
Ingredienti:
800 g di patate sbucciate e lavate
1 o 2 fette di pancetta tagliata spessa
1 cipolla media
1 uovo
latte
olio, burro, sale e pepe.
A talhoun (a fette).
Sminuzzare la cipolla e la pancetta, quindi fare un soffritto con un po’ di olio e burro (cuocere lentamente). Tagliare a fette sottili le patate crude, sistemarle in una teglia intervallando ad ogni strato un po’ di soffritto e l’uovo sbattuto con sale e pepe. Salare anche un po’ le patate. Coprire col latte e infornare per circa 45 minuti a 180°C. Controllare sempre la cottura prima di servire.
Gratouzå(grattugiato).
Cuocere un soffritto come sopra e quindi unirlo alle patate precedentemente grattugiate (né troppo grossolanamente né troppo finemente), all’uovo sbattuto, al sale e al pepe. Mescolare bene, distribuire nella teglia e quindi coprire di latte e infornare sempre per circa 45 minuti a 180°C. Anche in questo caso controllare la cottura, che varia di volta in volta a seconda dello spessore della glårë e della quantità di latte
Lou Gofri (i gofri).
Ingredienti (4 o 5 persone):
1 Kg farina
acqua
sale e 1 dado di lievito
(latte)
(uova).
La sera prima preparare il crissèntë impastando la farina, il lievito, il sale e un po’ d’acqua. Si ottiene un impasto consistente che deve lievitare fino al giorno dopo (lasciare sempre che l’impasto lieviti in luogo tiepido, coperto da uno straccio umido). Un’ora prima della cottura diluire l’impasto con acqua tiepida fino ad ottenere la consistenza di una pastella. Si cuoce nel goufrìa (doppia piastra di ghisa), posto su stufa a gas o a legna, ungendo le piastre, ogni volta prima di versare la pastella nello stampo, con un grosso pezzo di lardo infilato in un forchettone e bagnato d’olio. In altri paesi della valle si aggiungono alla pastella un po’ di latte e qualche uovo: il risultato è leggermente diverso e risulta più sostanzioso.
Calhetta a la pradzalentsë
Ingredienti (4 persone):
12 patate grosse (preferibilmente a pasta gialla)
3 uova
sale
2 cucchiai di farina
una manciata di grissini sbriciolati
1 cipolla
1 foglia di cavolo
1 etto di pancetta normale
olio per il soffritto
Preparazione
Pelate le patate, lavatele e asciugatele. Grattugiatele con l’apposita grattugia pragelatese in un recipiente piuttosto capiente.
Passatele al setaccio e togliete tutta l’acqua e l’amido possibile e rimettete l’impasto nel recipiente.
Mettete sul fuoco un pentolone d’acqua salata e portate ad ebollizione aggiungendo la foglia di cavolo.
Preparate un soffritto con olio e cipolla, aggiungendoci solo in ultimo la pancetta tagliata a pezzetti.
Versate il tutto nel recipiente, con l’aggiunta di una manciata di grissini sbriciolati, le uova intere e la farina, salate e mescolate il tutto con le mani.
Preparate delle palline a forma di uovo (leggermente ovali), passatele abbondantemente nella farina e mettetele nell’acqua bollente a cuocere per circa 60 minuti.
Degustate lâ calhetta con spezzatini, arrosti o altre carni cucinate con sugo oppure con un po’ di burro fuso versato a pioggia e parmigiano … semplicemente deliziose!
Pilò di patate
Ingredienti (4 persone):
8 patate grosse (preferibilmente a pasta gialla)
2 uova
Sale
2 cucchiai di farina
olio
Preparazione:
Pelare le patate, lavarle e asciugarle. Grattugiare le patate con un’apposita grattugia dai buchi grossi che consente di ottenere un impasto più “grossolano” e aggiungere le uova e la farina. Aggiustare di sale ed amalgamare il tutto. Porre a cucchiaiate l’impasto in una padella con olio bollente. Friggere fino a quando le “frittelle” saranno dorate e fragranti e porle in un piatto con carta assorbente da cucina.
Ricette tratte dal libro : “ … E così facevamo festa “ di Consuelo Ferrier Alzani Editore.
La ghironda ( in francese vielle à roue, in inglese hurdy gurdy) è uno strumento musicale a corde di origine medievale. Oggi è possibile ascoltare la ghironda in alcuni festival europei di musica folk, suonata spesso insieme a cornamuse, in particolare in Francia e in Ungheria. Il più famoso festival annuale è a Saint-Chartier, nella Francia centrale.
Alla base del funzionamento dello strumento c'è una ruota di legno, coperta di pece e azionata da una manovella, che sfrega le varie corde: i cantini, i bordoni e la trompette.
I cantini, solitamente due posti nella parte centrale dello strumento, sono controllati da una tastiera cromatica e realizzano la melodia.
I bordoni, posti vicino al piano armonico, producono un suono continuo: di solito la tonica ma a volte si usa la dominante.
La corda della trompette, poggiando su un ponticello mobile detto anche «chien» (cane), produce invece un caratteristico suono ronzante. Tramite la complessa tecnica dei colpi di manovella, che sollecitano la corda della trompette, è possibile realizzare delle formule di accompagnamento ritmico (colpi di due, di tre o di quattro, regolari o irregolari).
Dal 1982 si tiene annualmente a Pragelato la Festa della Ghironda, una manifestazione interamente dedicata allo strumento.
Guido Ronchail è uno dei pochi a fabbricare la ghironda, lo strumento musicale occitano.Rivets, …. frazione di Pragelato a quota 1.524 metri, come dice la scritta sulla parete della Casa degli Escartouns Alex Berton, proprio di fronte ai trampolini olimpici di Torino 2006. Guido Ronchail, classe 1945, arriva con i suoi occhi penetranti, un sorriso simpatico e ironico e quella barba che si concede il vezzo di un prolungamento a sinistra che già tratteggiano il personaggio
Nel suo laboratorio, sul bancone, sono posate in avanzato stadio di costruzione, due belle ghironde. Sì, perché Guido è uno dei pochi liutai, in giro per l’Italia, che costruiscono questo tradizionale strumento della musica popolare, oggi indispensabile a ogni gruppo che suoni musica occitana, provenzale, alpina.
Ha iniziato a costruirle all’inizio degli anni Ottanta, proprio seguendo la sua passione giovanile che lo ha portato a essere uno dei protagonisti del rilancio delle musiche e delle danze popolari del territorio in cui è nato.Ma professionalmente Guido Ronchail è, prima di tutto, uno scultore. Una carriera iniziata da piccolo emigrante, dapprima nella vicina Saluzzo, dove viene mandato alla bottega dello scultore Peano nel 1957, dopo la quinta elementare; più tardi in Francia. Mamma Serafina di Chezal e papà Lorenzo di Usseaux vogliono dare un mestiere al figlio ed è così che gli tocca scendere in pianura: «Cinquantotto ore a settimana, 12-13 ore al giorno più la domenica mattina, a pensione da una signora», racconta nell’ex stalla, con pilone centrale del 1600, trasformata in un salone che ospita la sua collezione di vari strumenti musicali oltre a una quindicina di ghironde di sua costruzione, quattro appese al soffitto.
«A Saluzzo ho imparato il mestiere, le basi della scultura e frequentato per cinque anni i corsi serali di una scuola di avviamento professionale. A 17 anni ho preso la decisione di andare a cercare fortuna in Francia e sono andato a Lione. Mi sono concesso un mese di tempo per trovare lavoro. Dopo appena una settimana ero già nel laboratorio di un artigiano antiquario che mi indirizzò al suo ex principale, anche lui di origini piemontesi, dalle parti di Biella. Il sabato ho ricevo una lettera: mi invita a presentarmi il lunedì successivo. Sono rimasto in quel laboratorio per sei anni, durante i quali mi è stato davvero trasmesso tutto il sapere, compresi trucchi e segreti del mestiere. È così che ho capito il carattere dei mobili, che rispecchia la maniera di vivere di ogni momento storico, dal Romanico al Liberty, da tutti i vari stili Luigi all’Impero. Mi sono impegnato a fondo per integrarmi, a cominciare dalla lingua. Ho ricevuto un trattamento famigliare che si è trasformato, con il passar del tempo, in amicizia»
Anche a Lione Guido non smette di studiare e si iscrive alla scuola serale di Belle Arti che frequenta per cinque anni, imparando a padroneggiare il disegno, la scultura in bassorilievo, l’intarsio, fino al modellaggio con la creta. «Tornavo a casa per le ferie, ad agosto e a Natale; quando mi comprai l’auto tornavo più spesso ed è così che ho conosciuto Fernanda. Ci siamo scritti ogni settimana, e l’anno dopo ho deciso di tornare definitivamente».
Fa appena in tempo a veder passare il maggio francese e, a ottobre del 1968, condivide la spazio laboratorio con il fratello a Fenestrelle.
Ancora un paio d’anni, poi il matrimonio e nel ‘70 la «sua» bottega: la stessa in cui lavora oggi: «Da allora faccio i risolin (trucioli) sullo stesso pavimento».
Lavora per due, tre, falegnami di Saluzzo, da cui prende il lavoro, e dopo la scultura passa agli intarsi e ai restauri.
Ma il primo incontro con il mestiere di costruttore di strumenti musicali risale al soggiorno a Lione dove il giovane Guido va a lezione di chitarra jazz. «Ho cominciato a frequentare un negozio gestito da una settantenne, la signora Derache, di cui sono diventato amico. Era una liutaia che aveva ereditato il mestiere dal padre, un’esperta: valutava gli strumenti nelle aste. Ho provato a fare qualche restauro di chitarre, mandolini, violini. Mi sono cimentato anche nella costruzione di una chitarra, sulla base dei disegni che lei mi aveva dato. Mi è sbocciata dentro la passione e ho cominciato a frequentare il mercato delle pulci comprando vecchi strumenti musicali. Da allora mi porto dentro questo amore, pronto a riesplodere quando si costituisce il gruppo musicale di canti e balli occitani Lou Pradzalencs, che si affianca al gruppo folclorico La Teto Auto».
Siamo ai primi anni Ottanta e una volta alla settimana arrivano Sergio Berardo e la sua compagna a fare da insegnanti.
Guido prende, allora, per la prima volta in mano una ghironda. E gli viene voglia di costruirle. Da allora ne ha fatte una settantina, tutte diverse, per modello e per forma, obbedendo a un’antica regola di bottega: «Mai fare due volte la stessa cosa».
«Queste tre sono il regalo che ho fatto ai miei nipotini. La quarta, in costruzione, è per l’ultimo». Ma si è cimentato anche nella costruzione di un violino: «È capitato tre o quattro anni fa, tra Natale e Capodanno. Mi misi lì a leggere tutta la documentazione che avevo accumulato, preparai gli stampi in legno e il 31 gennaio il violino era pronto per la verniciatura».
Da verniciare è rimasta sul tavolo anche una ghironda «Ma lo farò solo dopo che avrò raccolto sulla cassa le firme di tutti i maggiori suonatori. Ce ne sono già abbastanza, compresi nomi grossi», conclude orgoglioso.
L’ultima rivelazione è un orologio a pendolo di cui ha ricreato interamente i meccanismi in legno. Funziona ed è preciso.
«Quella dei meccanismi degli orologi – confessa- è la mia vera passione».
(articolo tratto da "La Stampa")
Un primo allestimento, temporaneo e provvisorio, del Museo venne realizzato nel 1997, in occasione dei mondiali di sci alpino.
L'anno seguente, nell'agosto del 1998, il Museo venne aperto al pubblico nel borgo vecchio di La Ruà.
Nel dicembre del 2002, il Museo del Costume e delle Tradizioni delle genti alpine riapre nella nuova sede, appositamente acquistata e restaurata dall'amministrazione comunale, in Borgata Rivet.
Nei suggestivi spazi dell'ultracentenaria casa il Museo, punto di ricerca dell'identità culturale di Pragelato e della valorizzazione del costume e della lingua, raccoglie una serie di oggetti d'uso quotidiano, in casa e sul lavoro, presentati in differenti ambienti: la stalla, la cucina, la camera da letto, il fienile, la cantina e il caratteristico "croutin".
Ambienti dove si respira il passato e si rivivono scene di vita quotidiana ad esso legato, la laboriosità della gente di montagna e la sua vitale propensione alla vita comunitaria. Ambienti che accolgono anche la biancheria per la casa, gli abiti da lavoro e per i giorni di festa nonché l'intera collezione di antichi e ricchi costumi.
Gli abiti e i costumi pragelatesi hanno assunto le loro attuali caratteristiche e forme attraverso la progressiva sovrapposizione della cultura savoiarda francofona alla preesistente cultura escartonese francofona - provenzale - alpina.
L'evoluzione maggiore avviene nel XIX secolo: stoffe più leggere in cotone, nastri, pizzi e ricami hanno colorato e arricchito l'austero costume montanaro. Particolarmente ricco è poi il corredo di accessori e gioielli in oro: spille, orecchini e, soprattutto, croci.
Il Museo sarà anche il punto di partenza dei percorsi diretti alle suggestive e caratteristiche frazioni, con i forni per la cottura del pane, le antiche fontane e le meridiane: veri e propri itinerari culturali alla riscoperta della saggezza antica.
Un nuovo e forte elemento visivo: “la toque” identifica il Museo del Costume e delle Tradizioni Alpine di Pragelato, dipinta a febbraio in occasione delle Olimpiadi Invernali 2006.
L'Associazione Culturale non profit HOROLOGIUM ha ricevuto, dal Comune di Pragelato, tramite la Fondazione culturale G. Guiot Bourg, l'incarico di ideare a Pragelato, una delle prestigiose sedi dei giochi olimpici, un nuovo Quadrante Solare in occasione, appunto, delle XX Olimpiadi e Paraolimpiadi Invernali.
Abbiamo subito pensato al Museo del Costume che è posto proprio di fronte ai trampolini delle gare di salto e che ha, davanti a se, un grande spazio vuoto che permette di renderlo perfettamente visibile praticamente in un ampio spazio di 180°.
Il museo è raggiungibile con una buona segnaletica, basata sull'elemento visivo della toque (la caratteristica cuffia colorata della donna pragelatese), ma non aveva ancora una sua "forte insegna".
Si è quindi progettato un Quadrante Solare che fosse ben visibile da lontano e che richiamasse gli elementi essenziali del Museo.
La struttura principale del quadrante è sostituita dalla figura di una mamma, in dimensioni naturali, vestita in un antico costume da festa, rigorosamente pragelatese.
Sia i dettagli (scialle, nastro, scarpe, colletto, cuffietta, ecc.) sia gli accessori sono stati scelti attentamente e accuratamente. La figura femminile è affiancata da un ragazzo.
Quest'ultimo ha ai piedi un paio di sci originali che sono stati tagliati e che, opportunamente affiancati, creano una lama di luce la cui punta è lo gnomone.
Le due figure, inserite in un paesaggio rigorosamente alpino, sono inscritte nella sagoma della toque, evidenziata in rosso ed elemento visivo essenziale e "marchio" nella Comunicazione utilizzato dal Museo del Costume e delle Tradizioni Alpine di Pragelato.
Particolare cura è stata posta nello studio delle ombre create dagli elementi sporgenti (tetto, balcone, case adiacenti, ecc.) per poter scegliere il punto della parete in cui collocare il Quadrante Solare affinchè fosse raggiunto dai raggi del Sole. Dato l'orientamento della parete verso Est le ore sono misurate per tutta la mattinata sino alle prime ore pomeridiane.
Terminato il 5 febbraio da Rita Conti per HOROLOGIUM è completato dai dati astronomici e dal motto in patois: "L'î l'ourë dë s'astimô" , cioè "E' l'ora di volersi bene".
Museo del Costume e delle Tradizioni delle Genti Alpine
Borgata Rivet via S. Giovanni
Per informazioni e prenotazioni:
Fondazione G. Guiot Bourg - Tel. e Fax 0122 78800 – cell. 348 4434357
E-mail: biblioteca.guiotbourg@gmail.com
Servizio Informazioni e Accoglienza Turistica
Ufficio del Turismo di Pragelato - Turismo Torino e Provincia - Tel 0122-741728 Fax 0122-78844
E-mail: info.pragelato@turismotorino.org - www.turismotorino.org
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